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E' STATA ALQU-ETA, PAROLA DI AMBASCIATORE
Per fortuna il noto editorialista del Corriere Sergio Romano (e glorioso ambasciatore italiano all'estero) ogni tanto si ricorda di noi, e ci viene incontro per spiegarci situazioni che si presentano decisamente ingarbugliate. Noi ci eravamo già fidati ciecamente del governo spagnolo, che aveva indicato nell'ETA basca la responsabile per gli attentati di Madrid, ma Romano ci mostra che la realtà è molto più complessa di quello che può sembrare: in realtà, secondo lui, saremmo sull'orlo di una vera e propria guerra in casa nostra (eh sì, proprio "La guerra in Europa" si intitola il suo articolo dell'11.3, sul Corriere), e Romano ce lo dimostra con la ferrea logica aristotelica di colui che sa tenersi sempre obbiettivamente al di sopra delle cose.

E' STATA ALQU-ETA, PAROLA DI AMBASCIATORE

di Massimo Mazzucco

Per fortuna il noto editorialista del Corriere Sergio Romano (e glorioso ambasciatore italiano all'estero) ogni tanto si ricorda di noi, e ci viene incontro per spiegarci situazioni che si presentano decisamente ingarbugliate. Noi ci eravamo già fidati ciecamente del governo spagnolo, che aveva indicato nell'ETA basca la responsabile per gli attentati di Madrid, ma Romano ci mostra che la realtà è molto più complessa di quello che può sembrare: in realtà, secondo lui, saremmo sull'orlo di una vera e propria guerra in casa nostra (eh sì, proprio "La guerra in Europa" si intitola il suo articolo dell'11.3, sul Corriere), e Romano ce lo dimostra con la ferrea logica aristotelica di colui che sa resistere a qualunque tentazione di parte, e sa tenersi sempre obbiettivamente al di sopra delle cose.

Ecco l'articolo di Romano, con alcuni umili commenti di chi Aristotele invece non ha mai avuto il piacere di incontrarlo.



"La guerra in Europa" di Sergio Romano - CdS 11.3.2004

Ricercare le ragioni di un atto terroristico è un esercizio assurdo. Se fossero razionali e si ponessero obiettivi comprensibili, i terroristi non colpirebbero alla cieca e non farebbero strage di innocenti. D'accordo, la premessa può essere discutibile, ma è legittima. Prendiamo quindi atto che per Romano  i terroristi non sono razionali e non si pongono obbiettivi comprensibili.
Ma l’esercizio diventa ancora più complicato quando uno stesso atto terroristico può avere due matrici diverse e proporsi contemporaneamente due obiettivi. Non conosciamo ancora gli autori degli attentati di Madrid, ma sappiamo che fra le molte ipotesi possibili vi è quella di una «operazione congiunta» fra l’Eta e Al Qaeda, fra il terrorismo basco e il terrorismo islamico.



E analizziamola, questa ipotesi.
La cosa non è inimmaginabile. Sappiamo che le brigate rosse ebbero contatti con i palestinesi e che Gheddafi fornì un aiuto finanziario al terrorismo irlandese. Non è escluso quindi che due nemici della Spagna si siano accordati per un’operazione che risponde, per ragioni diverse, agli obiettivi di entrambi. Il fatto che le br abbiano avuto contatti coi palestinesi (Romano lo sa perchè era presente, si immagina), e che Gheddafi abbia mandato soldi agli irlandesi (Romano conserva le fotocopie delle ricevute, si immagina) aiuterebbe ad ipotizzare una possibile operazione congiunta Eta-AlQueda. La ragione, continua Romano, sarebbe "un'operazione che risponde agli obbiettivi di entambi. "

Ma, scusate, non ha appena detto che i terroristi non agiscono razionalmente? O forse quando si mettono a due alla volta, di colpo quadruplicano le connessioni neuronali ed esplodono in progetti iper-machiavellici? Va be', facciamo finta di niente, e ripartiamo convinti ora che sia stata una scelta razionale.
Benché sia difficile trattare un tale avvenimento con freddezza chirurgica non ci rimane che interrogarci sulle possibili ragioni della loro alleanza e sugli obiettivi che ciascuna di essi cerca di raggiungere.


E interroghiamoci.
Per l’Eta le bombe di Madrid sono una forma di «campagna elettorale», un modo per ricordare alla Spagna che esiste, accanto alle molte questioni dibattute nelle scorse settimane dai due maggiori candidati, la questione dell’indipendenza basca.

Le organizzazioni terroristiche parlano con le bombe ed esistono agli occhi della pubblica opinione soltanto quando dimostrano capacità di imporre, con la violenza, la loro agenda. L’Eta sa che nessun leader spagnolo, in questo momento, può aprire il dossier basco.

E sa verosimilmente che un atto così crudele potrebbe giovare in ultima analisi proprio a chi ha maggiormente combattuto il terrorismo basco. Ma non conosce altri modi per dichiarare al vincitore di domani: «Ci siamo anche noi e con noi dovrai fare i conti».








Cioè, l'ETA  "sa che un atto così crudele potrebbe giovare ad Aznar" ma lo compie lo stesso??? E per ricordargli che esistono (come se Aznar se lo dimenticasse continuamente) scelgono proprio il week-end elettorale? Ma allora non sono terroristi, questi, sono dei coglioni allo stato brado!
Sorprende naturalmente la dimensione dell’attentato (il più grave da quando l’Eta ha cominciato la sua attività terroristica).  
E direi che sorprende! Per ricordare alla gente che esisti basta una cassa di champagne a Natale, mica devi fare fuori ogni volta 200 persone col tritolo!
Ma è probabilmente una specie di vendetta contro José Maria Aznar, l’uomo che negli scorsi anni ha dato prova di rigorosa inflessibilità e si è spinto sino a ottenere dalla magistratura spagnola la soppressione del partito che è stato per molti anni il prolungamento politico dell’organizzazione terroristica. E come no? Certo che è una vendetta contro Aznar, è ovvio! Vedrai alle elezioni di oggi che dispiacere che gli hanno fatto!



Considerato dalla parte di Al Qaeda l’attentato sarebbe ancora più facilmente comprensibile.
Perchè per l'ETA evidentemente lo è stato abbastanza.
Con una spregiudicata svolta strategica l’organizzazione di Osama Bin Laden avrebbe raggiunto numerosi obiettivi: avrebbe colpito sul suo stesso territorio un alleato degli Stati Uniti nella guerra irachena, avrebbe dimostrato di possedere una rete europea di straordinaria efficacia,dimostrato di poter stabilire accordi operativi con un’organizzazione terroristica locale e creato in tal modo un mercato del terrorismo in cui aziende diverse possono accordarsi per una joint venture in cui ambedue hanno il loro tornaconto. "Avrebbero dimostato di posserere una rete... di poter stabilire accordi...." ma poi si sono clamorosamente dimenticati di emettere uno schifido documento congiunto, che spiegasse al mondo la loro "spregiudicata svolta strategica"?

Ma scusate, stiamo parlando degli imprendibili eroi della resistenza basca, ora alleatisi con gli ancora più temibili feddayn di Osama, o di un gruppo di ospiti del Cottolengo scappati durante l'ora della merenda?
Se questa ipotesi è fondata la data di ieri sarà per molti aspetti più importante dell’11 settembre. La guerra si sarebbe spostata in Europa e avrebbe coinvolto nemici diversi in una stessa operazione eversiva. E se non lo è? Cosa facciamo, ambasciatore, giornalismo a senso unico, per caso?
Non vinceranno, perché si scontreranno con la capacità di resistenza di una società democratica nel momento in cui è minacciata nelle sue stesse fondamenta. Ma è una guerra europea che l’Unione, d’ora in poi, dovrà combattere con un grado di unità e solidarietà molto più elevato di quello di cui ha dato prova negli scorsi mesi. Ragazzi, qui c'è poco da scherzare: siamo minacciati nelle stesse fondamenta, altro che storie! Dài, forza che viene anche a noi un pò di voglia di stringerci intorno alle istituzioni! (Anche se le nostre elezioni sono ancora lontane, male non ci fa di certo).
Decideremo poi se quanto è accaduto ieri non debba considerarsi il risultato di una guerra irachena che sarebbe stato necessario combattere con altri strumenti. 
Perchè deciderlo "poi"? Già che abbiamo sprecato tutto questo fosforo, perchè non arrivare almeno ad una conclusione decente? Forse perchè quella più prevedibile "non placet"?
Per ora limitiamoci a constatare che questa è una nuova guerra, la nostra e che bisogna combatterla.

Sergio Romano
Forse qualcuno non se n'è accorto, ma nell'arco di soli 10 paragrafi siamo  passati da un 'operazione congiunta che "non è inimmaginabile" (all'inizio), ad un "la guerra si sarebbe spostata in Europa" (verso metà articolo), per chiudere con un deciso "limitiamoci a constatare che questa è una nuova guerra" (alla fine).

Signor Romano, gentilmente: ci siamo persi qualcosa per strada, o la sua logica è semplicemente troppo veloce per i nostri cervelli nazionalpopolari?

Massimo Mazzucco

Ecrit par Massimo Mazzucco, le Monday 15 March 2004, 10:55 dans la rubrique "Premiers Pas".