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OMICIDIO KENNEDY 40 anni dopo. Qualcosa è cambiato.
Impegnata da questioni indubbiamente più toccanti, la stampa italiana ha praticamente ignorato il 40° anniversario della morte di John Kennedy, dedicandogli al massimo qualche intervento, generico e un pò stantìo, che nulla aggiungeva a quelli già comparsi in annate precedenti. Non che per questo, sia ben chiaro, l'importanza storica di Kennedy venga messa in discussione. Il fatto stesso che il giovane presidente sia stato eliminato da un concerto di mandanti e complici che vede coinvolti i falchi della CIA di Allen Dulles, i servizi segreti dello stesso presidente, l'FBI di Edgard Hoover,...
...la mafia di Marcello e Trafficante, gli esuli cubani in Florida, i razzisti del profondo Sud, i guerrafondai del Pentagono (Vietnam), la dice lunga sull'impatto che Kennedy deve aver avuto su un complesso sistema di potere che ha cercato di riportare sotto il controllo della Casa Bianca nel breve arco del suo mandato. Ed è proprio sulle responsabilità ultime dell'assassinio che la ricorrenza, negli USA, ha portato invece qualcosa di decisamente nuovo. Nella prevedibile ondata di documentari, infatti, si è segnalata una nota comune che non poteva certo essere casuale: tutte le voci, dalla più acuta alla più retorica, dalla più progressista alla più conservatrice, hanno calcato pesantemente la mano sulla bugia di stato, dandola praticamente per scontata, ed hanno spostato l'accento sul danno a lungo termine che viene a soffrire una nazione come l'America, quando la si offenda così brutalmente nei principi stessi su cui è stata fondata: in questo caso, mentendole. (Se mai Bush pagherà per la guerra in Iraq, non sarà per averla fatta ma per aver mentito sulle ragioni, esattamente come Clinton dovette affrontare l'impeachment non per le scappatelle in sè, ma per aver mentito su di esse, sotto giuramento). L'americano medio, infatti, può essere paragonato ad un adolescente che si dibatte fra i principi ideali che l'infanzia ti permette di coltivare, e il compromesso a cui il duro scontro con la vita ti obbliga a scendere. E a giudicare dal nuovo taglio dei documentari, è parso evidente che questo adolescente abbia superato la fase di incertezza, e inizi ad essere pronto ad accettare la realtà con tutte le sue amare implicazioni. Almeno quella di ieri. Si è visto ad esempio Marina Oswald, oggi dignitosa sessantenne (che nel frattempo ha imparato la lingua - e forse anche qualcos'altro - di questo complicato paese), parlare con distacco non delle colpe dell'assassinio del marito, ma di quelle di chi in seguito ha mentito alla nazione, per coprire la verità. Si è vista l'amante di Oswald, al tempo studentessa di biologia, rivelare con profondo rancore il complesso e subdolo gioco in cui Lee Harvey fu coinvolto dalla CIA, arrivando al punto di credere di partecipare ad un'operazione per proteggere il presidente, mentre il conto alla rovescia, per la vita di ambedue, era già scattato da molte settimane. Si sono visti ex-sceriffi, investigatori, poliziotti, infermieri, agenti di scorta, testimoni oculari (i pochi sopravvissuti alla spaventosa morìa da "morti casuali") lamentare in coro il dolore e la frustrazione con cui hanno vissuto fino ad oggi, terrorizzati dall'idea di venir ammazzati se avessero rivelato ciò che sapevano. La cosa sorprendente è che così, da un giorno all'altro, delle affermazioni che sembrava impossibile fare in una normale conversazione, abbiano viaggiato su reti nazionali, senza che nessuno avesse più niente da ridire. E diventa difficile pensare che a tutto ciò non abbia contribuito in buona misura la recente esperienza dell'Undici Settembre. Anche in quel caso infatti (per chi non accetta la versione ufficiale dei fatti) il pubblico è stato ricoperto da uno strato di menzogne che solo la storia rivelerà in tutto il suo spessore. Ma l'esperienza antica deve aver lasciato il suo segno, ed in qualche modo l'americano medio deve aver sentito che il meccanismo si stava ripetendo, identico, sulla sua pelle. Mentre oggi infatti trovi pochi americani che abbiano capito con chiarezza cosa sia successo a Torri e Pentagono, ne troverai ancor meno che siano apertamente convinti che l'amministrazione Bush sia del tutto estranea alla faccenda. Le forme oscure che danno corpo al sospetto inconscio ci metteranno forse degli anni a definirsi, ma viene quasi da pensare che chi ha realizzato quei documentari - forse inconsciamente egli stesso - abbia voluto dare una mano per accelerare in tutti i modi questo processo di crescita collettiva. Ecrit par Massimo Mazzucco, le Sunday 23 November 2003, 10:45 dans la rubrique "Premiers Pas".
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