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QUANDO SI E' NEL GIUSTO, GLI ASTRI SONO TUTTI CON TE
La fortuna continua a sorridere ad Ariel Sharon, che qualche giorno fa è finalmente riuscito a scoprire dove vivesse lo sceicco Yassin, e lo ha fatto subito saltare per aria, prima che si nascondesse di nuovo sotto qualche sasso, nel paesino in cui viveva da quando è nato. E oggi ha fatto tombola piena, quando un ragazzino palestinese di 14 anni è stato fermato al checkpoint di Hawara, nel West Bank, con addosso una carica esplosiva, pronto a farsi detonare. I militi di Sharon sono stati tanto arguti nel capire da lontano che cosa il ragazzino portasse sotto il maglione, quanto sono stati veloci a convocare la stampa internazionale, affinchè potesse riprendere in diretta la sequenza umiliante... ... in cui il disperato veniva “spogliato a distanza”, tenuto costantemente sotto tiro dai mitra israeliani. Perchè fortunato, Sharon? Perchè da una parte c’era bisogno di sottolineare al mondo l’aumentato pericolo che consegue all’omicidio di Yassin (cosa che Sharon naturalmente non poteva assolutamente prevedere), dall’altra forse il popolo israeliano non poteva permettersi un’altra strage di civili, a così pochi giorni da quella che aveva salvato il primo ministro da una probabile caduta di governo, un paio di settimane fa. Si sarebbe rischiato il collasso nervoso di una nazione, che vive già da sempre sulla soglia della paranoia. Invece oggi è andato tutto per il meglio. Non è morto nessuno, mentre uno Sharon sdegnato come non mai ha potuto mostrare al mondo a che cosa possano arrivare queste bestie puzzolenti, che ormai pochi si ostinano ancora a considerare esseri umani. E così per qualche giorno almeno può continuare a contare sul supporto del suo popolo, che paradossalmente si affida proprio a lui per “essere protetto”. L’unica cosa di cui pare ci sia dimenticati tutti – stampa nostrana ben compresa - è di domandarsi che cosa mai possa aver spinto quel ragazzino (indipendentemente da chi lo abbia manovrato) ad accettare di farsi maciullare di sua spontanea volontà. Come tutte le altre cose nella nostra società, il “terrorismo” è il male, il palestinese suicida è il sintomo, e quindi quello va “curato”. Per scoprire le cause, ci sarà sempre tempo dopo che li avremo sterminati tutti. Ecrit par Massimo Mazzucco, le Friday 26 March 2004, 09:00 dans la rubrique "Premiers Pas".
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à 18:46